Le fonti storiche 

Il primo documento in cui si cita la Chiesa di San Bartolomeo è un rogi-to del 1413 custodito presso la Parrocchia dei SS. Gervasio e Protasio di Sondrio. Nel testo si dice che la contrada Maioni, edificò a proprie spese la chiesa e pagò tre brente di vino alla famiglia Lavizzari, proprietaria del sito, per l’uso della zona sino al termine della costruzione. Bisogna arrivare al ’600 inoltrato per trovare altre fonti sulla chiesa: alcune pergamene appartenenti a Piermartire Lavizzari attestano l’ampliamento dell’edificio, le modifiche apportate alla facciata principale nonché alcuni interventi all’interno. San Bartolomeo fu aperta ai fedeli fino alla metà del ’900 e utilizzata soprattutto in occasione della festa del suo santo patrono il 24 agosto: in tale occasione una processione saliva da Sondrio percorrendo l’antico tracciato diretto, oltre che al luogo di culto, anche in Valmalenco e da qui al Passo del Muretto. Nel 1984 gravi atti di vandalismo interessarono l’edificio con profanazione dell’altare e saccheggio dell’acquasantiera, ma la chiesa non venne mai sconsacrata. Per impedire altri atti sacrileghi, vennero rozzamente tamponate talune aperture. Recentemente il sito è diventato “Luogo del Cuore” grazie all’intervento del FAI, delegazione di Sondrio, piazzandosi al 47 posto con 2.252 segnala-zioni.

L’architettura 

L’edificio di culto si presenta a navata unica poggiante direttamente sulla roccia, con abside a forma prismatica volta ad est, campanile posto lungo il lato sud e soffitto ligneo con copertura a doppia falda. La struttura è costituita da materiale lapideo tipico della zona legato con malta. Gli angolari appaiono di dimensioni maggiori. La facciata, incorniciata da due paraste, è caratterizzata al centro da un portale con architrave in pietra, protetto da un tetto a due falde. La data sopra il portale, 1684 è con ogni probabilità relativa all’apertura delle due finestre simmetriche rispetto all’ingresso e alla trasformazione del rosone, che abbelliva la facciata, in una piccola finestra centinata leggermente strombata. Lungo i fianchi rivolti a nord e a sud vi sono differenti aperture solo in alcuni casi ancora leggibili al di sotto degli interventi di restauro effettuati negli anni ’80 del secolo scorso. Tuttora visibile è una fascia decorativa in malta di calce pura e sabbia setacciata appena al di sotto della gronda del tetto. Il campanile, che coincide con lo spigolo della parete sudest, è incorpora-to nel muro: la pianta è quadrata. Sui quattro lati della cella campanaria, sormontata da una cuspide piramidale, è presente un’apertura arcuata. La posizione e la forma del campanile paiono inusuali per l’area valtellinese. All’interno la copertura del tetto è sostenuta da due archi a tutto sesto che suddividono la navata in due campate: il primo arco è posto al centro della navata e appoggia in imposta su due lesene sporgenti dal muro. A un terzo della monta è inserito un tirante metallico atto a contenere le spinte laterali. Il secondo arco separa la navata dall’abside in corrispondenza di una gradino che segna il dislivello tra i due spazi creando una separazione tra la zona riservata alla celebrazione liturgica e quella destinata ai fedeli. La pavimentazione attuale, in malta di calce, è probabilmente un rifacimento di epoca recente. L’abside, come già sottolineato, ha forma prismatica. La volta a crociera irregolare, determinata dall’incrocio delle due volte a botte a sesto ribassato e abbellita con decorazioni a stucco, poggia su quattro pilastri d’angolo.

La decorazione pittorica 

L’interno si presenta oggi con un intonaco tirato a ferro, probabile esito delle modifiche seicentesche. Lungo il muro perimetrale meridionale, al di sotto dello strato di intonaco del XVII secolo, sono venuti alla luce degli affreschi. Il ciclo raffigura tre immagini collocate all’interno di altrettante cornici: nella prima una Madonna in trono col Bambino, nella seconda un santo barbuto ai cui piedi vi è una figura maschile di dimensioni ridotte, nella terza tre santi.
La Madonna ha sulla gamba sinistra il Bambino e lo abbraccia con en-trambe le mani, mentre il figlio alza lo sguardo verso la madre. Essa è seduta su un trono che riprende elementi architettonici; ai lati della testa sono raffi-gurati due stemmi, l’aquila della famiglia Lavizzari (?) e il cigno della famiglia Parravicini (?).Nel riquadro alla destra della Vergine compare un santo barbuto vestito con un manto blu, la mano sinistra al volto, la destra monca. La mancanza di attributi non consente l’identificazione della figura. L’unico appunto che si può fare è la perizia e l’abbondanza dei particolari che raffigurano il volto: la capigliatura e le rughe sono infatti molto curate conferendo a questa figura un aspetto molto realistico. Ai piedi del santo compare una figura maschile, probabilmente il com-mittente, di dimensioni minori, rivolto verso la Madonna ma con gli occhi all’indietro. E’ molto probabile che quest’ultima figura sia stata aggiunta do-po quella del santo barbuto, in quanto si nota molto bene la sovrapposizione all’intonaco preesistente. Le ultime tre figure rappresentano un santo con un libro nella mano de-stra, un manto prezioso sulle spalle e i piedi nudi (un evangelista?); accanto San Giovanni Battista; di seguito un santo vescovo, la cui figura è caratteriz-zata da dovizia di particolari anche se priva del realismo rilevato nell’effige del santo barbuto.

Confronti 

Analogie si notano con i reperti di affresco della Chiesa della Sassella, a Sondrio, recuperati durante gli scavi archeologici del 1997/1998: valga a tito-lo di esempio l’aureola che cinge il capo del santo barbuto. Ulteriori confronti per quanto riguarda l’interno dell’edificio e il ciclo di affreschi possono essere individuati nella chiesa dei SS. Rocco, Cristoforo e Sebastiano a Ponte in Valtellina e nella chiesa di Sant’Antonio a Chiuro.

Contesto

Molto particolare è anche il contesto in cui la chiesa di San Bartolomeo si colloca. Appena al di sotto, lungo il versante orientale dello sperone roccioso sul quale si erge l’edificio di culto, vi è una “marmitta” glaciale, ed intorno ad es-sa, su “porzioni orizzontali ed oblique della roccia, si dispongono numerose coppelle” (1).
La chiesa inoltre è posizionata tra il Castel Masegra e il Castello di San Giorgio (oggi convento di San Lorenzo), su un’altura che domina non solo tutta la valle, ma anche il passaggio verso la Valmalenco.

(1) Sansoni, Gavaldo, Gastaldi 1999, “Simboli sulla roccia”, pp.179-181

Fonte: Alessandra Baruta
http://www.academia.edu/4931743/La_chiesa_di_San_Bartolomeo_a_Sondrio