La comunità di Ponchiera ha un’origine abbastanza antica e legata alla storia di Sondrio.
Il paese nacque forse già verso il XII-XIII secolo, probabilmente nella forma di poche casette appena fuori Sondrio lungo l’antica strada verso il Passo del Muretto e quindi l’Europa del Nord ed il suo nome deriva dal termine dialettale “poncia”, ossia “punta”.
La comunità cristiana di Ponchiera apparteneva alla pieve di Sondrio, che era stata fondata nel VI-VII secolo e della quale facevano parte i territori che andavano da Caiolo e Castione fino a Sondrio.
La pieve è stata la tipica organizzazione ecclesiastica dei primi secoli della cristianizzazione di un territorio: all’interno di essa si riconosceva una chiesa madre, alla quale tutti gli abitanti della zona si dirigevano per le celebrazioni liturgiche e per ottenere il sacramento del battesimo.
Con il passare del tempo i vari paesi gravitanti in una pieve costruirono propri edifici di culto, per poi in seguito chiedere di avere un proprio fonte battesimale e quindi di Il nucleo di Ponchiera con la Chiesa Parrocchiale diventare parrocchie. In Valtellina il modello della pieve iniziò a declinare a partire dal Quattrocento.
Con il passare del tempo la comunità di Ponchiera, secondo quello che generalmente avveniva, forse costruì una piccola cappella votiva ed iniziò in seguito a pensare ad un vero e proprio edificio di culto. La data di fondazione della nostra chiesa non è conosciuta, ma la costruzione avvenne tra il 1476 e il 1506 e la dedicazione fu alla Santissima Trinità (fatto che riveste un’importanza spirituale sempre da riscoprire).
La nostra chiesa ha quindi più di cinquecento anni e probabilmente già esisteva quando avvenne l’apparizione della Madonna a Tirano nel settembre 1504 (forse anche quando Maria si mostrò a Gallivaggio nel 1492?). La chiesa fu costruita sopra un meraviglioso pianoro e si presentava disposta diversamente da oggi. Confrontando l’originaria costruzione con l’attuale, si può rilevare come l’altare maggiore fosse posto pressappoco dove ora si trova l’altare del Sacro Cuore, mentre l’entrata principale della chiesa fosse collocata dove ora si trova l’altare della Madonna.
I sacerdoti che celebravano a Ponchiera venivano tutti dal capitolo di Sondrio, ossia dal gruppo di preti legati all’arciprete di Sondrio, e sarà così per più di quattrocento anni, fino a quando cioè Ponchiera non diventerà parrocchia autonoma nel 1935. Per questo motivo tutti i documenti esistenti relativi alla chiesa di Ponchiera, fino ai primi del Novecento, si trovano conservati nell’archivio arcipretale di Sondrio: fra essi si distinguono quattro spessi registri dell’amministrazione della chiesa dal Seicento al Settecento, fitti di conti e spese, e parecchi faldoni di carte con inventari di beni, autentiche di reliquie, contenziosi sui pascoli, atti notarili di varia natura.
Pochi decenni dopo la fondazione della chiesa nacque a Ponchiera l’importante capomastro (nella sostanza un architetto di oggi) Tomaso Buzzo detto “Cincerino”, che realizzò negli ultimi decenni del Cinquecento la ricostruzione della chiesa pievana di San Pietro a Berbenno, ancora oggi visibile, nelle forme dategli allora, ai lati della strada statale 36 nei pressi dell’incrocio omonimo. Forse il Cincerino lavorò anche presso la sua e nostra chiesa, visto che il portale d’entrata reca incisa la data 1594, che rimanda quindi a ristrutturazioni fatte in questo periodo.
Nel 1589 avvenne in Valtellina la famosa visita pastorale del vescovo di Como Feliciano Ninguarda, nativo di Morbegno, che era stato nunzio apostolico in Germania ed insigne teologo al Concilio di Trento. Si trattò di un evento importante, perché oramai da lungo tempo le autorità grigioni, che allora dominavano la Valle, impedivano l’ingresso al vescovo di Como nella parte valtellinese della propria diocesi.
Negli atti della visita pastorale, che sono uno dei più importanti documenti storici sulla Valtellina del tempo, alcune righe sono dedicate anche al nostro paese, del quale si dice che: “risalendo per un miglio [da Scarpatetti], vi è un villaggio di nome Ponchiera con cinquantotto famiglie tutte cattoliche: per quanto abbia una chiesa dedicata alla SS. Trinità e sia dotata di alcuni redditi, è soggetta [...] a quella Arcipretale di Sondrio”.
A Ponchiera vivevano in quel momento quindi pressappoco 380 persone, tutte cattoliche, e la sottolineatura non è inutile, perché allora in Valtellina esisteva una discreta comunità di protestanti, che nella nostra zona si erano soprattutto concentrati a Mossini, ove le quaranta famiglie erano tutte “riformate” tranne una.
L’anno successivo alla visita di Ninguarda divenne arciprete di Sondrio Nicolò Rusca, originario di Bedano in Svizzera, uomo coltissimo, che conosceva bene non solo il latino e il greco, ma anche l’ebraico, e che si impegnò nelle intense dispute teologiche con i protestanti locali senza mai offendere e cercando sempre di mantenere buoni rapporti personali, se non addirittura di amicizia umana.
La sua attività di predicazione fu intensissima e molte volte si occupò anche della comunità di Ponchiera, che rimaneva sotto la cura di Sondrio, e che sappiamo egli amò in modo particolare. Di lì a pochi anni, come vedremo, Rusca morirà martire nei Grigioni.
Nel 1614, poco più di due decenni dopo la visita del Ninguarda, compì lo stesso compito pastorale il vescovo Filippo Archinti e, negli atti della sua visita, si dice che la chiesa della Santissima Trinità “ha una pertica di prato, quale gode il custode per il suo salario; ha ancora una brenta di vino, quale va in reparazione della chiesa. [...] Gli uomini della detta contrada contribuiscono a farvi dir messe le feste”, cioè ogni domenica e tutte le altre festività.

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